lunedì 26 settembre 2011

VALUTAZIONE SUL PROGETTO PACI II° PARTE


La domande è L'ALBERGO è un simblo di Accoglienza???

Seconda me Non l'è, L'albergo è un simbolo di transitorio con questo raggionamento mi fa capire che un momento l'altro gli ospiti  di  quel  progetto sarrano   come prima  nella piazza.

Cerano donne incinte e bambini che non sono inserite nella lista di accoglienza , i somali che stavano nella emergenzza fredda erano piu di 130 come mai non sono inseriti tutti?. Sono stati abbondonati.

I 130 che sono stati ospitati devono seguire le regole , tale regole o molto difficile uno che ha la carrateristiche sopra idicati la cosa piu notevole che gli sopiti parlano sempre che :

  • non hanno la facolta di cucinare ( per essempio un thè caldo)
  • non hanno un insegnate madre lingua o doppio insegnante ( italiano e somalo)
  • accompagnatore il posto di studio , stage quando è neccessario per speigare



Finora non si sa la vita di Proggetto ma una cosa è certa prrima in poi finirà perche il posto è una Albergo quasta è il mio punto di vista prima di parlare i fondi, sappiamo bene che PACI non pou essere ugguale SPRAR , perche il progetto di Sprar è un progetto nazionale ed europeo che ha i suoi fondi costanti annualli ma IL PROGETTO DI PACI??? una cossa è sicura se fra un paio di mesi quando il contrato scade non rinuoverà il propriatario uscira la verità di programma e secondo me finirà il proggetto o avra altre visto come riduzione dei ospiti. E quel tempo il comune ci darà raggione per la nostra idea che stata spinta.

Che cosa era la nostra proposta.

Era una altarnativa di proggetto Paci, è quello di dare stabili abbondonati in maniera Autorecupero   regolare ed stuzionale Autogestione con auito di organizazioni che occupano la catogoria svantagiate, come Arci , Arcobaleno, Unhcr ecc. questo ridurrebbero tanti sprechi di soldi e proterebbero una vita stabile al profugo

mercoledì 21 settembre 2011

VALUTAZIONE SUL PROGETTO PACI PRIMA I°




Progetto PACI è una programma accoglienzaa favore dei cittadini stranieri richiedenti asilo e rifugiati. Èuno dei due progetti, dedicati a tali cittadini, attivi sulterritorio fiorentino: Progetto SPRAR Villa Pieragnoli e CentroPolifunzionale - Progetto P.A.C.I Firenze e nato aprile 2010 , dopol'esgomberi di stabile occupato via Pergolesi 2008 il comune ha visto che il progetto di Sprar non basta per accogliere i richiedenti di asilo ed i somali avevano unpaio di sgpomberi nella spalle e hanno chiesto un auito il ministero interno per sistemare i rifugiati ed il fondo e arrivato ed è stata rialiazata questo centro di accoglienza , questa è un breve storia come nata e quando è nata P:A:C:I.

prima di rializzare questo progetto brevedeva 3 mesi di accoglienza ed inserimento nel tessuto sociale cioe insegnare lingua italiana, corsi professionale, stage, e poi l'inserimento nel mercato di lavoro, tutto questo deve succedere entro 3 mesi questo significa che quelli che hanno progettato prima non avevano idea che cosa è l'integrazione ed inserimento neltessuto sociale di un profugo proveniente da una sociata e civilta totalmente diversa , diversa da punto di vista pensiero , diversa da punta di vista vivere , diversa mentalita che non sa scrivere non sa a leggere .



dopotanto raggionamento è stata aggiunta altri 3 mesi , ed ora e sitemazione di 6 mesi che non cambiano nulla.



Uno che ha nato sotto la guerra , sotto l'annarchia dove non cel'ordine ( la legge) , che non è stato mai la scoula obbligo per la mancanza di un governo centrale , un profugo che ha la spalle una vita aventurossa molto difficile che mentalmento non è stabile che ha nella cratristica di nomade .. immigrare,ecc.

Caro Lettore La domande è chi ha tutto questi crateristicchesopra indicati e ci sono altri cose che ora non ho la menteperche sto scrivendo molto triste la domande è

come pou studiare la lingua italiana corsi professionali entro 6 mesi pur non sapendo a scrivere la sua lingua madre (somala) che assumiglia la scritura di lingua italiana o diversa come l'eritrea ed Afghani ???.



L'idea Accogliere ai profughi è una cosa molto bella in una sociata civile come l'italia e buona per chi ha scappato persopravivere da una persecuzione, e per questo è nato P:A:C:I , e vero che operatori sono impegnati molto per soddisfare l'essigenza , il posto è uguale èmolto buono rispeto dove i somali sono visuti altri anniprecedenti ma
la domande è L'ALBERGO è un simblo di Accoglienza???

continuare II° parte ...............>
somali firenze

lunedì 23 maggio 2011

un manifestazione per cercare diritti di alloggio






È stato un manifestazione per cercare diritti di alloggio per i richiedenti Somali Eritrei ed Ethiopi Firenze, 23 maggio 2011 - Hanno montato le tende in piazza Bambini di Beslan per rivendicare il diritto alla casa. E' la protesta di un gruppo 60 di somali ed eritrei che stamani ha 'occupato' la piazza per chiedere un alloggio. CI Sono donne e bambini ed uomini alcuni di loro sono stati Esclusi da peoggetto di Paci per motivi ignote e. Per molti è scaduto il periodo massimo di permanenza consentito nelle strutture di accoglienza del Comune e adesso non sanno dove andare.

Sul posto c'era portavoce di Movimento lotta per la casa che da anni lotta per i diritti di casa per i soggetti depoli svantagiati e richiedenti di asilo profughi da guerra che sono diventati senza tetti


lunedì 18 aprile 2011

LIBERTA' DI MUOVERSI

Corteo di somali per il diritto a viaggiare


I rifugiati non sono prigionieri. Liberta' di muoversi' e poi 'Abbiamo il diritto di avere il titolo di viaggio': sono le frasi riportate sui due striscioni che hanno aperto la manifestazione organizzatai dalla comunita' somala di Firenze ''contro la decisione dell'ufficio immigrazione - si legge in un volantino distribuito dai partecipanti - di non consentire il rinnovo del titolo di viaggio per i rifugiati Somali''. Un corteo composto da circa 150 persone e' partito da piazza Bambini e Bambine di Beslam e si e' concluso davanti alla sede della Prefettura. La manifestazione ha creato solo qualche breve disagio alla circolazione. 'Siamo rifugiati somali a Firenze - hanno spiegato i manifestanti -, siamo scappati dalla guerra, ma siamo isolati e non abbiamo la liberta' di muoversi perche' la Questura si rifiuta di fornire il titolo di viaggio. Ci dicono di andare all'Ambasciata a Roma, ma l'Ambasciata non funziona''.

venerdì 12 novembre 2010

Dhibaatooyinka Soomaalida Talyaaniga

Waxaan marnaba shaki ku jirin in burburkii Qarankii Soomaaliyeed 1991kii uu dadkeena iyo dalkeenaba u keenay dhibaato lixaad leh, burbur ku yimid dhulkii iyo sharaf-dhac, dulmi iyo ihaano loo gaysto mujtamaca Soomaaliyeed ee ku nool Dunida dacaladeeda ayagoon lahayn cid ka danqata una u dooda xuquuqdooda.

Soomaalida u soo haajirtay dalka Talyaaniga ayaa ka mida dadka ay dhibaatada aadka ahi haysato , darxumo , nolol la'aan iyo ayadoon aysan jirin cid u dhicisa xuquuqda ka maqan, waxaynu oran karnaa waxay soo gali karaan kaalinta saddexaad soomalida qurbaha ku tabaalaysan marka laga reebo K/Afrika iyo Soomaalida Galbeed (ogadenia).

waxaa wax laga xumaado ah lalana yaabo Sida foosha xun oo ay ciidanka nabadgelyada talyaanigu u soo galeen safaarada Soomaalidu ku leedahay Roma - Talyaaniga, ayagoon ixtiraamin Protokoolka Dublamaasinimada , ayagoon soo wergelin Mas'uuliyiinta iyo hawl-wadeenada safaarada, ayagoon tixgelin xuquuqda ay leeyihiin dadka qaxootiga ah, halkaas oo ay ciidanku ka kexeeyeen dhamman dadkii ay hoyga u ahayd safaaarada maadaama soo dhaweyn qaxootiminimo aysan ka helin dalka Talyaaniga ayey safaaradu u ahayd soomaalidu hoy.























Waxaan marnaba shaki ku jirin in burburkii Qarankii Soomaaliyeed 1991kii uu dadkeena iyo dalkeenaba u keenay dhibaato lixaad leh, burbur ku yimid dhulkii iyo sharaf-dhac, dulmi iyo ihaano loo gaysto mujtamaca Soomaaliyeed ee ku nool Dunida dacaladeeda ayagoon lahayn cid ka danqata una u dooda xuquuqdooda.

Soomaalida u soo haajirtay dalka Talyaaniga ayaa ka mida dadka ay dhibaatada aadka ahi haysato , darxumo , nolol la'aan iyo ayadoon aysan jirin cid u dhicisa xuquuqda ka maqan, waxaynu oran karnaa waxay soo gali karaan kaalinta saddexaad soomalida qurbaha ku tabaalaysan marka laga reebo K/Afrika iyo Soomaalida Galbeed (ogadenia).

waxaa wax laga xumaado ah lalana yaabo Sida foosha xun oo ay ciidanka nabadgelyada talyaanigu u soo galeen safaarada Soomaalidu ku leedahay Roma - Talyaaniga, ayagoon ixtiraamin Protokoolka Dublamaasinimada , ayagoon soo wergelin Mas'uuliyiinta iyo hawl-wadeenada safaarada, ayagoon tixgelin xuquuqda ay leeyihiin dadka qaxootiga ah, halkaas oo ay ciidanku ka kexeeyeen dhamman dadkii ay hoyga u ahayd safaaarada maadaama soo dhaweyn qaxootiminimo aysan ka helin dalka Talyaaniga ayey safaaradu u ahayd soomaalidu hoy.




Sida ku cad warbixin ay ka soo saareen hawl-galkaas Ciidanka nabad galyadu waxay sheegeen in ay soo raaceen laba nin oo ay ka shakiyeen kana soo cararay meel dad ay ku baarayeen , dabadeedna ay soo galeen safaarada Soomalida taasina ay keentay in hawlgalkan u dhaco,


balse taas ma noqon karto cudur daar ayadoon ognahay in dadkaa qaxoootiga ah aysan marnaba ahayn kuwo nabadgalyada talyaaniga carqalad ku keeni karay


balse dadka qaar ayaa aaminsan in filin si hoose looga qaaday safaarada Soomaalida deedna lagu baahiyey shabakada interntka iyo joornalo kale oo talyaaniya uu yahay filinkaasi mid fadeexad ku ah qaranka talyaaniga isla markaana markhati u ah marti galin la'aanta ay qaxootiga soomaalida talyaaniga, filinkaas ayaad akhristoow ka daawan kartaa meeshan hoose




Cabashada qaxootiga soomaaliyeed ee ku nool dalka talyaaniga ayaan cidina dheg jalaq u siin





























sabato 14 agosto 2010

SENTI da qui Siyaad Barre e il suo predizione

Di seguito è riportato parole di partenza Siyaad Barre per mettere in guardia [il suo popolo] somalo della distruzione imminente di sé e le nuvole acccompanying scuro all'orizzonte. Non c'è dubbio Barre fu un ditatore duro a suo popolo. Ma chi, dopo aver ascoltato il nastro di 2 minuti a lungo, direi che Barre non era uno studente ardente del suo popolo e la loro natura? che potrebbero contestare che la sua caratterizzazione di somali come un gruppo di stolti

Circa venti anni dopo, le sue predizioni sono più reali di avvertimenti semplice - Distruzione di tutte le istituzioni nazionali, saccheggi (bililiqo) ad un proporzioni senza precedenti, e una nazione la cui anima è orchestrate dal suo ex nemico [Etiopia]. Qualunque sia la sinistra della Somalia oggi non è altro che una nazione oramai sotto soulo . Questo nastro dice tutto!

La conclusione si giunge dopo aver ascoltato il nastro predizione è che non vi è alcun dubbio che i somali sono bravi a distruggere. La questione, tuttavia, rimane se siano ugualmente dotati di raggruppare e salvare se stessi dalla propria auto-inflizione.

venerdì 12 febbraio 2010

quanto sarebbe utile, oggi, avere un altro “Grande bocca? a Mogadiscio. Un uomo in grado di ridare un senso di nazione a un Paese disintegrato tra c


Giorgio Ballario


In queste settimane si discute animatamente sul decennale della morte di Bettino Craxi, che cadrà il prossimo 19 gennaio. Nei giorni scorsi è invece passato inosservato il quindicesimo anniversario della scomparsa di un altro personaggio che con il leader del Psi ha avuto molti punti in comune, a partire dalla sincera amicizia che li legava per finire con la morte in esilio, lontano dal proprio Paese. Mohamed Siad Barre, ex presidente e “padre della patria��? della Somalia, morì il 2 gennaio del 1995 a Lagos, in Nigeria, dove s’era rifugiato dopo esser stato rovesciato quattro anni prima dall’opposizione armata.

«Muore con Siad Barre uno degli ultimi eroi della grandiosa stirpe dei dittatori africani, quel gruppo di eccellenti giovani rivoluzionari, (gli Hailè Selassiè, gli Idi Amin, i Bokassa), sollevatisi come ciclopi contro il colonialismo e finiti tutti - vecchi, ingrassati, debosciati, rapaci dittatori - espulsi da quelle repubbliche delle banane in cui avevano trasformato i loro Paesi». Così scriveva Lucia Annunziata sul Corriere della Sera del 3 gennaio 1995, dimostrando non solo eccessiva disinvoltura nell’accostare Siad Barre a personaggi da operetta come Bokassa, ma anche poca informazione, visto che Hailè Selassiè non è mai stato un “rivoluzionario��?, caso mai il legittimo erede di una dinastia reale tra le più antiche del mondo.

Certo, l’ex presidente somalo è stato un dittatore. Sicuramente violento, forse rapace (era soprannominato “Grande bocca��?), debosciato e grasso non risulta. Per oltre vent’anni, dal 1969 sino al colpo di Stato che l’ha rovesciato, ha retto l’ex colonia italiana con mano ferma, usando talvolta il pugno di ferro contro i suoi oppositori. Astuto ed equilibrista in politica estera, Siad Barre fu dapprima stretto alleato dell’Urss, cui appaltò per una decina d’anni la posizione strategica della Somalia, vero e proprio ponte tra Africa e penisola arabica. Un’alleanza accompagnata da una tiepida adesione ai principi comunisti anche nella politica interna.

Poi, quando Mosca cambiò il suo cavallo nell’area dell’Africa orientale, puntando sul dittatore marxista etiope Menghistu, il presidente somalo compì un’ardita giravolta e si avvicinò agli Stati Uniti, riallacciando i rapporti mai troncati con l’amata Italia. Figlio di un pastore analfabeta, infatti, Mohamed Siad Barre servì dapprima nella polizia locale ai tempi dell’amministrazione fiduciaria italiana (1949-1960), poi frequentò con profitto la Scuola allievi sottufficiali dei carabinieri a Firenze, dove ricevette un’educazione di buon livello e imparò alla perfezione l’italiano.

A questo proposito il senatore Andreotti ha raccontato un gustoso aneddoto sul mensile 30 giorni del gennaio 2001. Durante una visita di Siad Barre a Roma, l’allora presidente Pertini – il cui senso dello Stato spesso vacillava sotto il retaggio ideologico del vecchio partigiano antifascista – ebbe la bizzarra pensata di chiedere scusa al presidente somalo per quanto fatto dagli italiani durante l’occupazione coloniale. «L’ospite rispose che verso l’Italia non avevano che gratitudine – scrive Andreotti - e che, e Pertini si rannuvolò bruscamente, nel 1935 erano stati gli etiopici e non i fascisti a provocare la guerra. Nel suo libro di memorie, Antonio Ghirelli, allora capo dell’ufficio stampa, dice che il presidente ebbe più tardi parole durissime all’indirizzo di "questo eritreo (!) che aveva studiato l’italiano nel mattinale dei carabinieri��?».

Ecco invece una descrizione della Somalia di Siad Barre tratteggiata nel 2008 da padre Piero Gheddo, noto missionario-giornalista specializzato in temi africani: «Quando sono stato in Somalia nel 1978, il paese, sotto la dittatura di Siad Barre, era in pace, ma bloccato nello sviluppo e nella maturazione democratica. Qualsiasi opposizione veniva stroncata con la forza. Ma la vita normale scorreva tranquilla secondo i ritmi tradizionali. L’unico sentimento forte che si notava nella popolazione era quello nazionalistico. Siad Barre aveva rafforzato l’uso della lingua somala stampando libri e giornali e soprattutto organizzando manifestazioni patriottiche, sfilate militari, l’alfabetizzazione delle popolazioni rurali, l’apertura di nuove strade. La lingua italiana era ancora insegnata e usata da molti, soprattutto all’università e c’era un giornale italiano e scuole di italiano, promosse dall’Ambasciata del nostro paese».

Padre Gheddo ricorda anche una lunga conversazione con monsignor Salvatore Colombo, vescovo in Somalia, trucidato dal 1989 da estremisti islamici. «Mi diceva che Siad Barre era certamente un dittatore – afferma Gheddo - che usava metodi violenti contro gli oppositori. Però, aggiungeva, "è riuscito a creare un sentimento nazionalistico ed a mantenere unito il paese e le varie etnie e cabile. Senza di lui temo che la Somalia cadrebbe nella guerra civile e nel caos". Purtroppo è stato buon profeta». Un paio d’anni prima di morire lo stesso Siad Barre, invitato dai suoi fedelissimi a provare a riprendere il potere, rispose sconsolato che la Somalia non sarebbe mai più tornata ad essere governabile.

Ecco, ricordare a distanza di 15 anni la figura controversa di Siad Barre può avere un senso, se si guarda alla Somalia di oggi. Il tempo è galantuomo, come si suol dire. O quanto meno consente di guardare al passato con maggior obiettività. Sta succedendo con la figura politica di Bettino Craxi, che certo non può esser ridotta a semplice icona di Tangentopoli; e lo stesso può capitare con colui che per più di vent’anni fu l’uomo forte di Mogadiscio e del Corno d’Africa.

Al di là di ogni valutazione morale sul personaggio (in geopolitica l’etica è merce che vale poco…), quanto sarebbe utile, oggi, avere un altro “Grande bocca��? a Mogadiscio. Un uomo in grado di ridare un senso di nazione a un Paese disintegrato tra clan, cabile, microgruppi etnici e familiari; dilaniato dalla lotta fratricida dei “Signori della guerra��?, che in poco tempo hanno trascinato la Somalia nel baratro economico. Un Paese diventato “santuario��? dei pirati del Terzo Millennio, brodo di coltura per il fondamentalismo islamico e base tattica per i terroristi di Al Qaeda. Persino Barack Obama, che sta per insabbiarsi nello Yemen a caccia di seguaci di Bin Laden, preferirebbe avere dall’altra sponda del Golfo di Aden un interlocutore astuto ma affidabile, come il vecchio Siad Barre, piuttosto che l’incognita delle Corti islamiche somale-